Una concept car ormai più che ventennale. Il Salone dell’automobile di Ginevra fu, per l’Alfa Romeo, teatro di numerose presentazioni e anche la Alfa Romeo Sportut non ne fu esente. Era il 1997 quando la Alfa Romeo Sportut fu prodotta e presentata nell’evento automobilisco svizzero.
Si trattò dell’ultimo progetto a cui mise mano Nuccio Bertone, che morì il 26 gennaio del 1997 prima che ci fosse la presentazione dell’automobile. L’ultima grande creatura dell’imprenditore italiano derivava direttamente dall’Alfa Romeo 145; l’autovettura, prodotta dal 1994 al 2001 nello stabilimento di Pomigliano d’Arco in Campania, era la sostituta dell’Alfa Romeo 33. A 21 anni da quella presentazione, con la realizzazione della prima Suv da parte dell’Alfa Romeo, la Sportut può essere considerata come l’antesignana delle moderne Suv.
E’ molto spesso il nome stesso che vie e datto alle vetture a suggerire il concetto fondamentale su cui si basano, e la vocazione su cui si sviluppano. Sportut, un nome piuttosto curioso ma che riusciva a suggerire la finalità con cui la vettura era stata realizzata; sta per “tuttosport”, direttamente ricavato da un termine piemontese che indica la grande vocazione di tempo libero su cui si basava questo particolare modello di Alfa Romeo. L’auto fu presentata soltanto pochi giorni dopo la morte di colui che aveva attivamente partecipato al progetto: Nuccio Bertone. Si trattava di una sport utility mid-size con il marchio del Biscione.
L’impegno che ci fu nel progetto di questa auto non fu certamente da sottovalutare, nè un fatto fantasioso che si tramanda per onorar meglio la memoria di un grande imprenditore. Così disse di lui, infatti, Beppe Panicco (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda): “A parte gli ultimi due mesi, quando le sue condizioni di salute si aggravarono, Nuccio seguì di persona il progetto, al quale si cominciò a lavorare dalla primavera del 1996. Fu una sua idea: si chiedeva perché lasciare ai soli costruttori giapponesi (come la Toyota, che nel 1994 aveva lanciato la RAV4, ndr) la produzione delle Suv, che allora cominciavamo a riscuotere un buon successo anche in Europa”.
In effetti, quest’ultimo progetto non sembrava essere assolutamente fuori luogo: Bertone era da sempre stato appassionato delle Alfa Romeo: “Ci si chiedeva perché il Gruppo Fiat non proponesse un’interpretazione moderna delle tradizionali fuoristrada: in fondo, la Campagnola (la cui produzione cessò nel 1987, ndr) faceva parte della storia di Torino. Ci pensò Bertone, omaggiando il marchio di Arese: Nuccio è sempre stato innamorato dell’Alfa Romeo”.
Nella sua stessa struttura e nelle sue funzioni la Alfa Romeo Sportut sottolinea un qualcosa di importante: non era un auto da semplice esposizione. Si tratta di una quattro porte con carrozzeria SUV, con trazione integrale. E ancora, motore quattro cilindri in linea anteriore e trasversale da 1.995 cm³ di cilindrata, con possibilità di erogazione di 112 kW di potenza a 6200 giri al minuto.
Eppure, l’auto non ebbe il successo sperato, nonostante l’intuizione di Bertone: “All’epoca il Gruppo Fiat attraversava un periodo molto difficile e il prototipo non venne considerato: troppo costoso, per una fascia di mercato all’epoca ancora ritenuta marginale”.
Se in quanto concept car l’Alfa Romeo Sportut poteva sembrare di nicchia, è un bene rivalutare questa considerazione per via del grande impatto che l’auto ha avuto nelle epoche future. E siccome le epoche future di cui parliamo sono proprio quelle contemporanee, allora il confronto risulta essere ancor più semplice. La Alfa Romeo Sportut, realizzata 20 anni prima della prima Suv da parte di Alfa Romeo, può considerarsi l’antesignana delle moderne Suv stesse.
Le sport utility vehicle dominano ormai i mercati e i listini europei e mondiali, eppure i precedenti nel mercato sono ben pochi. Se consideriamo, ad esempio, la Alfa Stelvio (la prima Suv dell’Alfa Romeo), due sole sono state le auto che, per concetto e struttura, l’hanno anticipata: la concept Alfa Romeo Kamal del 2003 e, per l’appunto, la Alfa Romeo Sportut del 1997.
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